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\section{La nascita del copyright}
\subsection*{Materiale di riferimento}
\begin{itemize}
\item \textit{Privilege and Property Essays on the History of Copyright} - Ronan Deazley, OpenBook Publishers;
\item \url{http://digital-law-online.info/lpdi1.0/index.html} - sezione riguardo il copyright sul software;
\end{itemize}
\subsection{Le origini}
Le prime forme di protezione in realtà non erano pensate per proteggere i diritti del beneficiario ma per dare dei vantaggi alle autorità che le emanavano; in secondo luogo non erano collegate alla conoscenza che raccoglieva quello si voleva proteggere, non si proteggeva il contenuto del libro ma si proteggeva l'ente industriale che lo aveva prodotto. Infine non erano collegate nemmeno all'autore. La forma era molto diversa da quella odierna.
Il copyright si è sviluppato in origine a Venezia intorno al 1469, 13 anni dopo la produzione della bibbia di Gutemberg. Prima dell'invenzione della stampa non c'era un sistema ben strutturato e organizzato, il libri costavano moltissimo, richiedeva anni di lavoro e di conseguenze non ve ne erano molti. Era un processo molto impegnativo la scrittura di un libro, stimato intorno agli 80.000 \euro{} di oggi. Nel 1450 la bibbia di Gutemberg cambia decisamente le carte in gioco, viene creato un processo industriale della scrittura, che prima era quasi un'``opera d'arte''. Lo stato incominciò ad interessarsene, per controllare il flusso di informazioni ed imporre dei blocchi sulla conoscenza; questa fu la direzione presa in Inghilterra. Dall'altro lato la stampa era un'invenzione fenomenale e si voleva trarre vantaggi da essa; questa fu la direzione presa a Venezia, i quali erano molto interessati ad avere il sistema di stampa e a sfruttarlo; cercarono di fare in modo che tanta gente ce l'avesse, imponendo comunque dei controlli. In quest'ottica il copyright non nasce come un diritto, ma come forma di privilegio che l'autorità concede, ha una forma di incentivo brevettuale.
In Italia esistevano delle \textbf{corporazioni}, che detenevano il controllo sulla conoscenza delle arti artigiane, vi era tutto un sistema di privilegi ed erano loro a mantenere l'ordine. Dall'altra parte gli stessi comuni che avevano creato queste corporazioni avevano anche creato un sistema per incentivare la gente degli altri comuni di svelare la conoscenza e diffondere le tecniche più avanzate.
Quando nel 1469 Johannes of Speyer andò a Venezia chiese una forma di incentivo per portare la propria macchina di stampa a Venezia, e ovviamente glielo concessero, perchè era una macchina importante dalle grandi potenzialità. Gli diedero dunque un'esclusiva sulla stampa per 5 anni. Al giorno d'oggi quello che conta di un libro è il suo contenuto, non la forma; all'epoca si pagavano i libri in funzione del peso o come merce di scambio. Pochi mesi dopo questa esclusiva però Johannes morì, e questo privilegio durò dunque per pochi mesi, e preso si cominciò dunque a formare un mercato sulla stampa.
Una cosa importante che fu conseguenza di questo privilegio fu che il controllo della stampa venne sottratto alle corporazioni, la produzione si orientò dunque in un certo modo, non ci fu la differenziazione del modo in cui venivano gestiti i privilegi di stampa. Questi privilegi erano concessi volta per volta alle singole persone ed erano associati al modo in cui venivano prodotti i libri:
\begin{itemize}
\item Privilegi e non diritti d'autore;
\item Era lo stampatore ad avere i diritti;
\item Carattere tecnologiche dei privilegi iniziali, non associati al contenuto.
\end{itemize}
Le opere all'epoca erano per la maggior parte diverse edizioni delle opere classiche.
Uno \textbf{statuto} importantissimo, quello del 1474, per la prima volta stabiliva che quando una persona produceva qualche cosa di meritevole, di nuovo e originale, aveva diritto ad una protezione per 10 anni. Questa sembra per la prima volta una forma di protezione collegata alla proprietà intellettuale di quello che ci sta dentro e non esclusivamente ad un processo industriale. Era una cosa che si avvicinava a un \textit{diritto}. Ma di fatto questo statuto finì in un binario morto ma ebbe un effetto molto importante, perchè si spostò l'attenzione per la prima volta dall'interesse degli stampatori agli \textbf{autori}.
\subsection{Il rinascimento}
Il 1517 segna un cambiamento nel modo con cui vengono distribuiti i privilegi. Prima i privilegi venivano distribuiti in modo indipendente dal contenuto, quello che interessava era esclusivamente il processo di stampa. A un certo punto quando ci si stanca di avere tutti libri uguali della stessa opera, volevano avere libri un po' più \textit{nuovi}, e quindi ritirarono tutti i privilegi sui libri in stampa e le opere cadono nel pubblico dominio. Fu necessario dunque lo spostamento del mercato verso le opere originali, le quali erano proteggibili. Per una volta quello che conta non è il modo in cui viene stampato un libro ma quello che ci sta dentro. Gli \textbf{autori} cominciarono ad avere dunque un po' più di potere. Questa protezione sulle opere si rafforzò nel tempo, andando a proteggere anche le \textbf{modifiche} sulle opere. Come conseguenza di questo i privilegi cominciarono ad essere garantiti anche agli autori.
La regolamentazione delle arti artigiane era fatta dalle corporazioni, ma piano piano sempre più persone le stavano trovando più adatte. Si stava entrando nel rinascimento, un'epoca in cui si da più spazio all'uomo e alla sua creatività. Le corporazioni avevano il compito di regolamentare le arti, di proteggerle; ogni comune aveva le proprie. Una conseguenza importante di ciò fu la nascita del concetto di ``\textbf{proprietà immateriale}''. Si aveva la netta sensazione che quello che una persona conosceva era importante. D'altra parte la forma di protezione era strettamente legata alla comunità e la comunità va protetta proteggendo l'informazione. Questa forma di privilegio era molto legata agli autori e non più ai produttori. Si spostò l'interesse dal processo di produzione del libro al suo contenuto e in particolare all'autore.
Il sistema brevettuale parallelamente collegò il concetto di proprietà immateriale alla persona, anche perchè questo è un periodo in cui c'è uno spostamento generale dalla comunità alla persona (umanesimo). Questo ebbe un grosso impatto. Prima chi gestiva la conoscenza erano degli artigiani, con la nascita di un interesse culturale diventa più ``teorico'', nasce una differenza tra la proprietà intellettuale e i suoi prodotti. Questo venne rafforzato ulteriormente dalla nascita degli \textbf{scrittori di professioni}. Il valore delle opere deriva dall'individuo e dalle sue conoscenze.
Nel 1600 in Inghilterra si era sviluppata tutta una vita politica pubblica, in cui si discuteva pubblicamente e ci si formava un'opinione, per esempio nei vari caffè. A un certo punto si sentì il bisogno di controllare questa opinione pubblica; prima esisteva una struttura chiamata \textit{camera stellata} che era un tribunale ``fittizio'', una forma di censura che permetteva di controllare ciò che veniva espresso dalla gente. Nel 1641 venne abolita e a quel punto ci fu la necessità di sostituire questa forma censoria. Questi controlli vengono implementati nel 1643/1644, in ci ci fu un rigido controllo pre-stampa e la censura fu affidata alla \textbf{stationer's company}, alla quale era affidato il compito di decidere chi poteva stampare. Naturalmente il diritto lo aveva solo chi si dimostrava premuroso nei confronti dei diritti della corona. Questa legge venne prorogata diverse volte fino al 1695.
Ci furono tutta una serie di tentativi (13) di restaurazione dei controlli censori, cercarono di ripristinare la legge, ma gli editti erano cambiati, quindi di fatto non ci riuscirono mai. Alla fine o si lasciava la stampa completamente libera oppure si trovava un altro modo di ripristinare una forma di controllo che fosse abbastanza contenibile per i diritti di allora. La soluzione fu di dare una licenza agli autori, dare loro una certa libertà, con l'\textbf{editto di Ann} del 1710. Il monopolio dell'autore aveva una durata di 14 anni, con la possibilità di chiederne ulteriori 14. Questo è il primo vero esempio di copyright.
\subsection{Il nuovo mondo}
In America invece ci fu un approccio un po' misto tra quello sviluppatosi in Inghilterra e a Venezia. L'America era comunque una colonia inglese quindi risentiva in modo molto forte delle censure dell'Inghilterra. Nel 1638 il reverendo Glover porta la prima macchina a stampa in Massachussets, con lo scopo di divulgare il vangelo. Vi era un mix di controllo e di patrocinio. Il primo privilegio di stampa è del 1672, si offriva di stampare qualcosa che fosse nell'interesse della comunità, e in cambio si chiedeva un aiuto. Questo fu un esempio di privilegio molto simile a quello di Venezia.
Andrew Law fu il primo ad ottenere l'accordo sul privilegio d'autore nel 1781. Aveva paura che il suo stampatore gli fregasse il lavoro, quindi chiese ed ottenne questo privilegio legato al contenuto dell'opera. Si arriva ad una vera e propria forma di copyright nel 1783, in cui John Ledyard aveva chiesto di avere un privilegio di stampa; la cosa nuova e inaspettata fu che chi doveva decidere se concedere o meno questo privilegio doveva attenersi a delle regole, quindi venne creato il \textbf{Connecticut copyright statute}. Nel 1790 questo decreto venne poi trasformato in un \textbf{Copyright act} che valeva in senso generale.
\subsection{Il copyright moderno}
Nel 1883 ci fu la \textbf{convenzione di Berna} che stabilì per la prima volta una regolamentazione internazionale, ragione per cui adesso è possibile parlare di copyright in senso generale. Ha subito una serie di modifiche nel tempo, fino al 1979, ma la grossa modifica fu che la tutela divenne automatica, senza registrazione. Attualmente include 165 paesi.
Negli USA, prima dell'entrata in vigore del Copyright Act nel 1976, un'opera era protetta per 14 anni, trascorsi i quali l'opera cadeva nel pubblico dominio. Con l'approvazione del Copyright Act, la durata del copyrught venne estesa a 50 anni dalla morte dell'autore (75 se appartenente ad un'impresa). Successivamente la durata del copyright venne ulteriormente estesa con il Copyright Term Extension Act (SonnyBono Act o Mickey Mouse Protection Act) che estendeva di ulteriori 20 anni il diritto d'autore sulle opere pubblicate dopo il 1923. La legge fu fortemente sostenuta da Sonny Bono, cantante e membro repubblicano del congresso, che morì prima dell'approvazione della legge e dalla Disney che l'appoggiò per evitare che Topolino cadesse nel dominio pubblico.
\subsection{Il copyright sul software}
Finora abbiamo parlato di copyright relativo alla carta stampata. Quando si parla di copyright sul \textbf{software} le cose cambiano drasticamente, perchè non è molto chiaro che ciò che risiede sulla memoria di un computer possa essere proteggibile dal copyright. Oggi noi lo diamo per scontato ma libro e software hanno proprietà molto diverse. Il software non è una cosa tangibile, è qualcosa di ``nascosto''. L'idea fondamentale della legge sul copyright è che esso serve essenzialmente per proteggere la comunità, in modo da incentivare l'autore a condividere il proprio lavoro. Nel 1950 nascono i primi computer. Da lì non ci fu la necessità immediata di proteggere il software, perchè di computer ce n'erano molto pochi, costavano molto e i lavori erano commissionati. Il codice sorgente una volta utilizzato veniva ``buttato via''. Si inizia a pensare di proteggere il software nel 1964, in cui non c'è protezione da parte di un'azienda ma c'era un gruppo di studenti che volevano vedere se fosse possibile proteggere il software. Nel 1976, con il Copyright Act, e successivamente nel 1980 con il Computer Software Copyright Act risultò chiaro che il software era proteggibile.
\subsection{Il diritto d'autore in Italia}
Diritto esclusivo dell'autore su:
\begin{itemize}
\item Ridistribuzione;
\item Modifica;
\item Adattamento;
\item Traduzione.
\end{itemize}
Tale diritto è \textbf{rinunciabile} e \textbf{trasferibile}.